Sudan: una catastrofe umanitaria provocata dall’uomo
È dalla fine della seconda guerra mondiale che il mondo non si trova ad affrontare un numero così alto di conflitti. Uno di essi è in corso da un anno in Sudan, con conseguenze catastrofiche per la popolazione civile. Milioni di persone soffrono la fame e sono costrette a lasciare le loro case. La Svizzera cerca di mitigare le conseguenze nel conflitto impegnandosi nell’ambito della cooperazione internazionale, della promozione della pace e all’interno del Consiglio di sicurezza dell’ONU.
La guerra in Sudan, iniziata un anno fa, ha avviato uno dei più grandi movimenti di rifugiati al mondo. Più di 8,6 milioni di persone sono in fuga dai combattimenti. © Keystone
La violenza in Sudan è esplosa nell’aprile del 2023. Da allora la guerra imperversa in questo Paese, il terzo Stato africano per superficie, con una popolazione di circa 46 milioni di abitanti. I combattimenti in corso tra le Forze armate sudanesi (SAF) e le milizie della «Rapid Support Forces» (RSF), un gruppo paramilitare, hanno provocato migliaia di feriti e di morti. A causa del conflitto il Paese sta vivendo una delle peggiori catastrofi umanitarie del nostro tempo, provocata dall’essere umano: secondo i dati diffusi dall’ONU all’inizio di febbraio 2024, sono circa 25 milioni le persone, tra cui 14 milioni di bambini, che dipendono urgentemente dagli aiuti umanitari. Venti milioni di loro soffrono già di fame acuta. Manca tutto, cibo, acqua, ripari, cure mediche.
Gli scontri armati hanno causato anche sfollamenti di massa. Più di 8.6 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e circa 2 milioni di loro hanno trovato rifugio nei Paesi confinanti – Ciad, Sudan del Sud, Egitto, Etiopia e Repubblica Centrafricana. La Svizzera cerca di mitigare le conseguenze della guerra, in Sudan e nella regione, impegnandosi nell’ambito della cooperazione internazionale e della promozione della pace oltre che negli organismi multilaterali, in particolare esercitando la sua influenza all’interno del Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Sostegno diretto alla popolazione sul posto
Nel 2023 la Svizzera ha aiutato le persone colpite dalla guerra in Sudan e nella regione attraverso la sua cooperazione internazionale, mettendo a disposizione 64 milioni di franchi. La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) è presente, per esempio, a Giuba, nel Sudan del Sud. Sempre nel 2023 ha stanziato altri 18,1 milioni di franchi per aiutarei propri partner, principalmente organizzazioni dell’ONU, l’ONG Norvegian Refugee Council e il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), a rispondere ai nuovi bisogni. Le attività si concentrano nelle zone di confine, dove si ammassano numerose persone in fuga. Un esempio è la città di Renk, nel Nord-Est del Sudan del Sud, diventata una specie di rifugio per numerosi profughi del Sudan.
Oltre 730'000 Sudanesi sono fuggiti nel vicino Ciad, un Paese a sua volta caratterizzato da instabilità politica e difficoltà economiche. Nella capitale N’Djamena la DSC ha messo a disposizione 11,2 milioni di franchi per sostenere la popolazione dell’Est del Paese nei settori della salute, dell’istruzione e della sicurezza alimentare.
Diplomazia di pace
La Svizzera è attiva in Sudan con i suoi buoni uffici, che hanno una lunga tradizione nel Paese. Nel gennaio del 2002, per esempio, ha organizzato, sul Bürgenstock, i negoziati per un cessate il fuoco, e nel 2005 ha svolto un ruolo chiave aiutando il Paese a uscire da una decennale guerra civile con la firma di un trattato di pace. Tramite gli strumenti della diplomazia di pace e il suo inviato speciale per il Corno d’Africa oggi si adopera soprattutto per creare le condizioni per un dialogo inclusivo a favore di una soluzione politica del conflitto.
Impegno per la pace e il diritto internazionale umanitario all’ONU
Anche a livello multilaterale la Svizzera si impegna per la pace, la protezione della popolazione civile, il miglioramento della situazione umanitaria e la ricerca di una soluzione politica al conflitto in Sudan. In qualità di membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, il 7 marzo 2024 ha appoggiato una risoluzione che chiedeva la fine immediata delle ostilità. Approvando la risoluzione, il Consiglio di sicurezza si appella alle parti in conflitto affinché facciano ogni sforzo per trovare una soluzione duratura, rispettino rigorosamente il diritto internazionale umanitario e permettano un accesso sicuro, rapido e senza ostacoli agli aiuti umanitari.
«Ribadiamo il nostro appello urgente alle SAF e alle RSF a far cessare immediatamente le ostilità, a osservare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale e a proteggere la popolazione civile», ha dichiarato l’ambasciatrice svizzera all’ONU Pascale Baeriswyl il 7 marzo 2024 durante un briefing del Consiglio di sicurezza sulla situazione in Sudan. A New York la Svizzera ha esortato inoltre le parti in conflitto ad avviare immediatamente dei negoziati su un cessate il fuoco e a riprendere il dialogo politico.
Conferenza internazionale dei donatori a Parigi
A fronte della crisi umanitaria in corso in Sudan, il 15 aprile 2024 ha avuto luogo a Parigi una conferenza internazionale dei donatori organizzata da Francia, Germania e Unione europea. La delegazione svizzera era guidata dall’ambasciatore Nicolas Randin, vicedirettore e capo della Divisione Africa subsahariana della DSC. Primo obiettivo della conferenza era dare un segnale politico e chiedere alle parti in conflitto di rispettare il diritto internazionale umanitario permettendo alla popolazione di accedere agli aiuti umanitari, urgenti e assolutamente necessari. Si trattava però anche di raccogliere contributi finanziari della comunità internazionale, a favore dell’aiuto umanitario al Sudan per il 2024. La Svizzera ha deciso di contribuire con 19 milioni di franchi.