Dichiarazione universale dei diritti umani: dopo 75 anni, ancora attuale e una guida da seguire
Tra le rovine della Seconda guerra mondiale, 75 anni fa gli Stati fondatori dell’ONU hanno firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani. Sulla base di tale Dichiarazione, la Svizzera si impegna con determinazione nella protezione universale dei diritti umani, in particolare negli ambiti della libertà di espressione, della pena di morte, della tortura, delle minoranze e dei diritti delle donne.
La Dichiarazione universale dei diritti umani è stata adottata dall’Assemblea generale dell’ONU il 10 dicembre 1948 e, ad oggi, conserva ancora tutta la sua attualità. © Keystone
In occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, l’11 e il 12 dicembre 2023 l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra e la Svizzera organizzano un evento di alto livello di due giorni a Ginevra. Ulteriori informazioni sono consultabili alla pagina Internet Human Rights 75 high-level event.
Con la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, la comunità internazionale ha posato una storica pietra miliare dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale. La Dichiarazione afferma che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo». È stata tradotta in oltre 500 lingue, il che la rende universale anche in un’ottica particolare: è infatti il documento più tradotto al mondo.
Non c’è democrazia senza diritti umani, nemmeno in Svizzera
Nel 1948, quando l’Assemblea generale ha adottato la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Svizzera non era ancora membro dell’ONU. Tuttavia, i contenuti della Dichiarazione sono da decenni anche alla base dell’impegno della Svizzera a favore dei diritti umani, poiché tutti gli accordi internazionali sui diritti umani giuridicamente vincolanti che essa ha firmato si fondano sulla Dichiarazione. Inoltre, la consapevolezza che non possono esistere una pace, una sicurezza e uno sviluppo duraturi senza la protezione dei diritti umani è pienamente in linea con i valori e con l’esperienza del nostro Paese: i diritti fondamentali sono infatti alla base della nostra democrazia partecipativa. Il rispetto tra maggioranze e minoranze con background religiosi, linguistici e culturali diversi è uno dei tratti distintivi della Svizzera. La protezione dei diritti individuali, la democrazia e lo Stato di diritto sono interdipendenti e si rafforzano a vicenda.
Nell’ambito della sua politica estera, la Svizzera contribuisce a far rispettare i diritti umani, come stabilito dall’articolo 54 capoverso 2 della Costituzione federale (Cost.).
La Svizzera: un attore importante nella protezione dei diritti umani
Il DFAE ha il compito di attuare il mandato costituzionale di far rispettare i diritti umani e di promuovere la democrazia nel mondo. La Divisione Pace e diritti umani (DPDU) del DFAE svolge un ruolo di primo piano in tale ambito e porta avanti diverse iniziative, prestando particolare attenzione alla libertà di espressione, all’abolizione della pena di morte, al divieto di tortura, alla protezione delle minoranze e ai diritti delle donne. Qui di seguito riportiamo un esempio per illustrare questo aspetto.
L’uguaglianza giuridica come fulcro della protezione delle minoranze non è determinante soltanto per l’ordinamento costituzionale svizzero. Anche la Dichiarazione universale dei diritti umani recita all’articolo 1: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti». Convinta che la protezione delle minoranze prevenga i conflitti, la Svizzera si impegna anche a livello internazionale per sostenere le minoranze e i gruppi particolarmente vulnerabili. In Georgia, per esempio, promuove l’istruzione plurilingue insieme all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). A lungo termine, tali iniziative rendono le società più inclusive e rafforzano anche la stabilità regionale.
I diritti umani nelle sfide di oggi e di domani
Nonostante questo impegno, però, il mondo è ancora oggi teatro di atrocità, disprezzo per la dignità umana e violazioni dei diritti umani. La guerra imperversa sia in Europa che in Medio Oriente. E anche nel resto del mondo stiamo assistendo a un aumento dei conflitti e degli scontri violenti.
«I diritti umani non sono sufficientemente applicati e vengono sistematicamente violati in molte zone del mondo. Ma proprio per questo è fondamentale rimanere saldi e difendere con determinazione le basi della nostra convivenza pacifica», ha affermato il segretario di Stato del DFAE Alexandre Fasel. Perché «non dobbiamo dimenticare che negli ultimi 75 anni sono stati compiuti importanti progressi nel punire le gravi violazioni dei diritti umani, per esempio grazie all’istituzione di tribunali speciali e della Corte penale internazionale».
Le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, possono contribuire a proteggere i diritti umani in modo più efficace, ma comportano anche il rischio di una violazione dei diritti stessi. Per questo motivo, il Geneva Science and Diplomacy Anticipator (GESDA), sostenuto dalla Confederazione, si adopera per anticipare i progressi scientifici e per sfruttarne i vantaggi a beneficio di tutti. Nella definizione della propria visione e delle proprie finalità, il GESDA fa esplicitamente riferimento alla Dichiarazione universale dei diritti umani. L’obiettivo è aiutare la popolazione mondiale a trarre più rapidamente beneficio dal progresso scientifico e tecnologico, come previsto dall’articolo 27 della Dichiarazione.
Oggi i diritti umani sono maggiormente protetti rispetto al passato. «Cogliamo dunque l’occasione di questo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani per rilanciare il consenso del 1948, affinché domani i diritti umani possano essere protetti ancora meglio rispetto a oggi», ha concluso il segretario di Stato del DFAE Alexandre Fasel.