Secondo il Consiglio federale è importante che le persone bisognose di protezione siano ripartite in modo solidale nonché sul breve e sul lungo periodo all’interno dell’Europa. Venerdì ha deciso in linea di massima di partecipare a tale ripartizione. Presupposto della partecipazione elvetica è la corretta registrazione e identificazione dei migranti secondo l’Accordo di Dublino; si tratta tra l’altro di istituire e assicurare il funzionamento dei centri di registrazione nel Sud dell’Europa. Nello specifico l’Esecutivo intende aderire al primo programma europeo di ricollocazione (Relocation) di 40 000 persone bisognose di protezione, accogliendone 1500 in Svizzera. Queste persone rientrano nel contingente per l’ammissione di 3000 persone stabilito in marzo. Il programma di ricollocazione è destinato soltanto alle persone bisognose di protezione già registrate in Italia e in Grecia.
Nel frattempo la Commissione UE ha proposto un secondo programma per ricollocare entro due anni altri 120 000 persone bisognose di protezione in arrivo dall’Ungheria, dalla Grecia e dall’Italia. Finora l’UE non ha preso una decisione al riguardo. Il Consiglio federale ha ora incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di garantire, d’accordo con i Cantoni, la partecipazione del Paese a un eventuale secondo programma di ricollocazione conformemente alla chiave di ripartizione proposta dall’UE. Ha inoltre incaricato il DFGP e il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di sostenere, nei colloqui in corso in seno all’UE, l’idea di un meccanismo durevole e vincolante per ripartire in Europa le persone bisognose di protezione.
Aiuto in loco e impegno per il processo di pace
Venerdì il Consiglio federale ha inoltre deciso di stanziare maggiori fondi per l’aiuto in loco e per l’impegno nella ricerca di una soluzione. I partner umanitari della Svizzera, segnatamente il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) e il Programma Alimentare Mondiale (WFP) chiedono urgentemente maggiori fondi. Pertanto l’Esecutivo ha deciso di aumentare il sostegno finanziario della Svizzera di 70 milioni di franchi. Si tratta di sostenere progetti concernenti la crisi in Siria, in Iraq e nel Corno d’Africa, nonché di prestare assistenza sulle vie di transito nel Mediterraneo. Gli aiuti versati alla Siria, al Libano, alla Giordania e all’Iraq dall’inizio della crisi nel 2011 raggiungono 198 milioni di franchi. Con i fondi supplementari si vuole migliorare l’approvvigionamento nei campi profughi e negli Stati ospitanti, riducendo la pressione che spinge i profughi a migrare nuovamente. Questi Paesi, soprattutto la Turchia, forniscono già un enorme contributo alla gestione della crisi dei profughi.
In Siria rimane della massima urgenza trovare una soluzione politica che rappresenta il solo rimedio decisivo che possa disinnescare la crisi umanitaria. Per questo motivo, la Svizzera intende sostenere in termini finanziari e organizzativi il processo di pace dell’ONU. È previsto un dialogo di vasta portata che comprenda gli attori importanti sul piano internazionale, regionale e siriano. La Svizzera mette inoltre a disposizione dell’ONU la sua perizia e ha già dichiarato di essere pronta a ospitare il processo di pace a Ginevra, in linea con la propria politica di Stato ospite.
Pianificazione di contingenza delle autorità elvetiche
Il Consiglio federale ha preso atto venerdì del fatto che la Svizzera, a differenza di altri Paesi, continua a non essere la meta privilegiata dai migranti provenienti dalla rotta Turchia-Grecia-Balcani. La situazione però resta instabile, e lo spostamento di parte dei flussi migratori non è escluso. È pertanto in corso una pianificazione di contingenza con i necessari preparativi per mantenere l’operatività anche in caso di situazione mutata. Se necessario, il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) è pronto a mettere a disposizione materiale e servizi e in base agli accordi, a collaborare all’ampliamento e alla gestione successiva delle strutture attuali nonché all’approntamento di nuove strutture. Insieme al Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), il DFGP sta valutando la possibilità d’impiegare nel settore dell’asilo più persone che prestano servizio civile. Per contro, il Consiglio federale ritiene che per il momento una misura come i controlli sistematici alle frontiere non si giustifica né in termini materiali né dal punto di vista giuridico. Le attività del Corpo delle guardie di confine (Cgcf) sono già state intensificate in diverse regioni.
Informazioni supplementari:
I documenti relativi al presente comunicato stampa sono reperibili sul sito del DFGP
Indirizzo per domande:
Servizio d’informazione DFGP, +41 58 462 18 18
Servizio d’informazione DFAE, +41 58 462 31 53
Editore
Il Consiglio federale
Dipartimento federale di giustizia e polizia
Dipartimento federale degli affari esteri